Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge origina dalla osservazione di alcune problematiche sorte in ordine alla raccolta coltivazione e al commercio dei tartufi, la cui disciplina, peraltro, necessita di adeguamenti sia perché il mercato del tartufo si sta ampliando notevolmente sia perché la disciplina relativa risale, comunque, ad oltre venti anni fa.
Le criticità emerse riguardano aspetti strettamente connessi, ossia l'aspetto fiscale dell'attività di raccolta e quello della tracciabilità del prodotto per garantirne la qualità e la lavorazione.
Ad oggi la raccolta dei tartufi è libera a tutti ignorando la proprietà privata dei fondi. Ne consegue che ogni cittadino munito di tesserino può andare alla ricerca di tartufi, che nella maggior parte dei casi sono consumati nell'ambito domestico. Tuttavia, sempre più frequentemente, i tartufi raccolti da «cavatori della domenica» sono venduti a commercianti e ristoratori senza che vi sia certificazione di alcun tipo. Questa pratica, oltre a far scomparire il cavatore professionista munito di partita IVA, si risolve in un danno erariale per lo Stato. Inoltre, stante la situazione attuale, i commercianti e i ristoratori, non riuscendo a documentare gli acquisti, sono costretti a emettere «autofatture» ai sensi dell'articolo 21 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, o a lavorare in condizioni poco trasparenti, e quindi sono soggetti anche ad eventuali accertamenti da parte dell'amministrazione finanziaria. A tutto questo si aggiunge il gravissimo danno ambientale determinato da cavatori non professionali, con conseguenze serie sulle stesse tartufaie naturali, che molto spesso vengono danneggiate irreparabilmente.
Riservando la raccolta dei tartufi esclusivamente ai proprietario del fondo, munito